La coesistenza di diverse generazioni è un valore che arricchisce di per sé la società, ma anche la diversità generazionale in azienda porta vantaggi considerevoli.

A causa dell’allungamento dell’età pensionabile, le aziende devono gestire un “ecosistema” complesso che deve tenere in considerazione anche l’ingresso nel mondo del lavoro di nuove generazioni. Può capitare quindi che in un’azienda arrivino a convivere anche 5 generazioni diverse, ognuna con valori, esperienze e aspirazioni diversi.

Il modo con cui si manifestano le differenze tra le varie generazioni influenza notevolmente le imprese: gestire adeguatamente il gap generazionale può essere un grande uno stimolo alla crescita.

Per gestire al meglio questo processo, quindi, si classificano i lavoratori in macro “Generazioni” in base all’anno di nascita e al periodo storico vissuto. L’esser nati in un certo momento storico, secondo molti studi, influenza il modo di pensare, di agire e di comunicare all’interno della società e del mondo del lavoro.

Quali sono quindi queste cinque generazioni?
1. Tradizionalisti o veterani

Sono i lavoratori over 60, contraddistinti da alto senso del dovere. Essi vivono secondo i valori imparati negli anni del dopoguerra e sono rimasti sostanzialmente fedeli ai propri datori di lavoro in tutta la loro carriera. Hanno grande predilezione per la comunicazione formale, sia essa scritta o face-to-face.

2. Baby Boomers

I “boomers” sono nati tra la metà degli anni ’40 e ’60 e hanno una forte etica del lavoro. Hanno vissuto il periodo della rivoluzioni culturali, del movimento hippie, del pacifismo, delle lotte per i diritti civili, ecc. I Boomers si collocano adesso nel top management, sono meno formali sul posto di lavoro ma continuano a preferire anch’essi il confronto face-to-face.

3. Generazione X

Nati tra il 1965 ed il 1980, hanno vissuto in modo consapevole eventi storici epocali e costituisce la parte più grande dell’attuale popolazione lavorativa. Sono maggiormente istruiti dei propri genitori ma, a causa della recessione, hanno minori aspettative. Hanno una maggiore apertura mentale e sono i primi ad esser cresciuti con le nuove tecnologie. Scelgono il lavoro in base alla possibilità di avanzamento della propria carriera.

4. Generazione Y

La Generazione Y comprende tutti i nati tra il 1980 e il 1995. Conosciuti come Millennials, sono i nativi digitali, cresciuti durante il boom tecnologico. La loro generazione vive senza il mito del posto fisso. Sono multitasking e ricercano un buon equilibrio tra lavoro e vita. Comunicano attraverso le tecnologie, in modo rapido e tendono a vivere molto più a lungo in casa con i genitori.

5. Generazione Z

Nati dal 2000 in avanti e considerati la “Generazione Post” (ossia che si racconta tramite “post”). Sono individui iperconnessi e prediligono un messaggio al colloquio face-to-face. Sono abili a trovare soluzioni rapide ai problemi, anche se prediligono la rapidità rispetto all’accuratezza della soluzione.

Il ruolo dell’HR

Di fronte a questa diversità generazionale, l’HR Manager è chiamato ad uno sforzo non indifferente, per far convivere e valorizzare ognuna di queste generazioni. Alcuni spunti da tenere in considerazione sono la programmazione di percorsi formativi personalizzati per ridurre il gap digitale tra generazioni e pianificare progetti formativi appositi per i manager dei team, affinché siano pronti a gestire gruppi di lavoro con linguaggi, forme di comunicazione, abitudini e modi di ragionare diversi.

Le aziende devono quindi investire nella trasmissione alle nuove generazioni dei valori e della vision aziendale in modo da costruire oggi quelli che saranno i manager e i leader aziendali del futuro.

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