Nella puntata precedente, abbiamo approfondito alcuni dettagli dell’inventario di magazzino. Oggi parleremo di… Tracciabilità dei lotti. Iniziamo col dire che quando le cose sono andate bene, a nessuno viene in mente di andare a scoprire il motivo. È naturale che sia finita così, ci mancherebbe altro: con le nostre capacità innate non poteva esserci un diverso esito. Se invece non sono finite nel modo così entusiasmante che ci aspettavamo, subito inizia la ricerca dei colpevoli. Chi è stato? Per rispondere a questa domanda, o almeno per smaltire un po’ di rabbia repressa, ci viene in soccorso la tracciabilità dei lotti.

Iniziamo con rinfrescarci il concetto di lotto, che abbiamo incontrato nel trattare gli articoli. Il lotto è una porzione di articolo prodotta contestualmente. I suoi principali attributi sono una serie di caratteristiche comuni (frutto di analisi chimiche, meccaniche, dimensionali, e di controlli di qualità), e con le stesse modalità di produzione, di modo che da articoli dello stesso lotto ci aspettiamo un comportamento uniforme. L’assegnazione del lotto viene fatta da noi per gli articoli di nostra produzione, dal fornitore per gli articoli che comperiamo. In questo secondo caso assegniamo un codice di lotto interno per garantire l’univocità, dato che due fornitori potrebbero assegnare lo stesso lotto, evidentemente a materiali diversi.

Possiamo quindi suddividere per lotto la giacenza degli articoli che acquistiamo e produciamo. Fatto questo, quando produciamo un articolo, oltre ad assegnargli un lotto, possiamo registrare i lotti dei componenti che utilizziamo. Se, ad esempio, produciamo 10 pezzi l’articolo A, composto dagli articoli B e C (supponendo in quantità uno a uno con l’assieme), registriamo queste informazioni: Otteniamo 10 pezzi del lotto L003 dell’articolo A. Consumiamo 10 pezzi del lotto L004 dell’articolo B, 6 pezzi del lotto L005 dell’articolo C e 4 pezzi del lotto L006 sempre dell’articolo C. Come vedete, dell’articolo C non era sufficiente la giacenza del lotto L005 e quindi abbiamo dovuto utilizzare anche quella del lotto L006.

Ricordiamo che, se l’articolo è deperibile, si sceglie di utilizzare quello con scadenza più prossima. A loro volta, i lotti degli articoli B e C possono essere acquistati oppure prodotti, nel qual caso la catena tra i lotti prodotti e consumati si estende al livello inferiore. Quando poi vendiamo un articolo suddiviso in lotti, nel documento di spedizione riportiamo i lotti a cui appartiene la quantità spedita. A questo punto abbiamo tutte le informazioni per andare a caccia al colpevole.

Incominciamo.

Un cliente ci restituisce un articolo che gli avevamo venduto e che ha smesso di funzionare. Dai documenti di vendita riusciamo a stabilire il suo lotto di produzione. Riusciamo anche ad individuare il motivo del guasto: è dovuto a un componente difettoso. Andando a scartabellare informaticamente, arriviamo a scoprire il lotto di quel componente che, guarda caso, avevamo prodotto noi. Procedendo nell’indagine, ci convinciamo che il difetto è dovuto a una fase di produzione non eseguita correttamente.
A questo punto scatta l’allarme: tutti i lotti dei prodotti finiti che hanno utilizzato quel lotto del componente sono potenzialmente a rischio. Se li abbiamo ancora in casa poco male, li requisiamo per operare in gran segreto le opportune modifiche. Se invece li abbiamo già venduti, dobbiamo decidere, caso per caso, come operare, dal silenzio irresponsabile fino al caso estremo, nell’industria automobilistica, del richiamo in sede di tutte le vetture di un modello prodotto in un determinato periodo di tempo. Brutto affare.

Fin qui abbiamo assunto che la corrispondenza tra lotti dell’assieme e del componente sia uno a uno.

In generale ci possono essere quattro casi:

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Solo nei primi due casi si ha una tracciabilità puntuale, vale a dire un legame univoco tra lotto del componente e lotto dell’assieme, negli altri due si ha invece una tracciabilità sfumata, con il rischio di produrre falsi allarmi, dato che si deve estendere la ricerca a lotti “innocenti”. 

Ad esempio, se nel terzo caso il lotto dell’assieme è stato prodotto con tre lotti dei componenti, e solo uno è difettoso, non riusciamo a stabilire, con le informazioni in nostro possesso, quale dei tre sia, e così dobbiamo estendere la ricerca a tutti gli assiemi prodotti con uno dei tre lotti. Quando è necessario un rigore estremo, non ci si può accontentare di una tracciabilità a lotti, ma si ricorre all’identificazione degli assiemi e componenti critici tramite il numero di matricola. In questo modo il legame è indubitabile: ad ogni matricola prodotta corrisponde una matricola utilizzata.

In termini meno catastrofici, la tracciabilità dei lotti costituisce una filiera visibile, che permette a voi carnivori di comperare in tutta tranquillità una bistecca, risalendo al numero di scarpe del veterinario che ha curato il manzo quando gli è venuta l’influenza. Se poi vogliamo guardare più in là del nostro naso, il futuro sarà di sicuro l’utilizzo della blockchain: basta il nome a suggerire l’idea di una catena di collegamento secretato tra informazioni immodificabili.

Attualmente il suo uso è prevalentemente in ambito finanziario, ma il suo destino sarà di legare dati anche in ambito logistico-produttivo, partendo, ad esempio, da informazioni che provengono dal campo: quali erano la temperatura e l’umidità quando sono stati prodotti i pezzi dal cinquantunesimo all’ottantatreesimo del lotto L006 dell’articolo A25Y03, che abbiamo utilizzato per il terzo e quarto pezzo del lotto L56 del prodotto finito B115 che abbiamo spedito al cliente C0004 che l’ha utilizzato per …

E qui mi fermo: ma quando questa catena sarà generata automaticamente, tutti coloro che ne avranno l’autorizzazione potranno accedervi, e scoprire con chi prendersela quando qualcosa non è andato per il verso giusto, che è lo scopo principale, come abbiamo visto all’inizio di questo articolo, della tracciabilità dei lotti.

Published On: Marzo 13th, 2020 / Categories: Logistica /

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