Nel 2016 è prevista una crescita dello 0,7% nel budget ICT delle imprese italiane, dopo il calo degli ultimi anni e la stabilità registrata nel 2015. Questo dato viene interpretato come la prova che l’innovazione digitale per le imprese ormai è diventata una priorità e che si sentono sempre più forti le necessità di nuove fonti di innovazione e di una trasformazione organizzativa che faccia leva su ruoli e competenze spesso non presenti all’interno dei confini aziendali. Il dato emerge dalla ricerca della Digital Innovation Academy del Politecnico di Milano svolta su oltre 230 CIO delle principali imprese italiane e presentata ieri mattina a Milano.
Come spiega Mariano Corso, responsabile scientifico della Digital Innovation Academy, infatti: “La crescita del budget ICT è un segnale importante per il nostro Paese che, nel momento in cui deve sostenere la ripresa economica, sconta un pesante divario nella digitalizzazione rispetto al resto d’Europa”.
E continua affermando che “per le imprese italiane, però, seguire i trend della tecnologia digitale oggi non è più sufficiente: l’innovazione è un fattore culturale e imprenditoriale ancor prima che tecnologico”. “Per restare competitive (le imprese, ndr) devono adottare un approccio di open innovation, cioè ripensare e aprire i propri processi di innovazione digitale e affiancare alle risorse interne, al business e ai fornitori tradizionali, un ecosistema nuovo di startup, clienti guida e persino competitor”, è infine la chiosa di Mariano Corso.
È necessario notare, inoltre, che si registrano differenze nelle previsioni di crescita degli investimenti in ICT a seconda della dimensione delle aziende:
La spesa in nuove tecnologie nel 2016 crescerà del +1,88% nelle imprese medio-grandi (tra 250 e 1.000 dipendenti) e del +1,16% nelle medie imprese (tra 50 e 250 dipendenti), mentre è stabile nelle grandi imprese (tra 1.000 e 10.000 dipendenti) con +0,14% e si presenta ancora in lieve calo (-0,78%) nelle grandissime imprese (oltre 10.000 dipendenti).
L’ICT oggi rappresenta in media il 2,1% del fatturato atteso dalle imprese, con differenze a seconda del settore: nel finance l’ICT rappresenta il 4% del fatturato, mentre nelle utility solo l’1,3%. L’esternalizzazione dei servizi ICT si conferma fondamentale per le imprese italiane, e infatti, nel 2016, si prevede una crescita dell’1,81% del budget volto all’acquisto di servizi ICT in outsourcing. L’esternalizzazione è in aumento in particolare nelle grandi imprese (+3,66%), cui fanno seguito le medie imprese (+2,43%), e le medio-grandi con +2,22%, mentre cala in modo deciso nelle grandissime imprese (-2,51%). Inoltre, si deve far notare che il 41% delle spesa in servizi ICT in outsourcing è destinata a contratti chiavi in mano, il 33% in contratti time & material e il 26% a contratti as a service.
Nel 2016 però si prevede soprattutto una crescita dei contratti as a service (+38%).
Le principali sfide organizzative per il 2016, secondo i CIO intervistati sono:
La trasformazione digitale fa sorgere di conseguenza per le aziende italiane il bisogno di trovare nuove figure professionali che abbiano le competenze necessarie per interpretare al meglio le nuove opportunità:
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