Giulio Cesare ha descritto, nel De bello gallico, le vicende della conquista, durata otto anni, dei territori dei Celti transalpini, più o meno l’odierna Francia.

In quest’opera accenna di frequente, come fattore fondamentale per i suoi successi, alla velocità degli spostamenti delle legioni, che scorrazzavano da una parte all’altra della Gallia per reprimere le ribellioni che nascevano come funghi.

La logistica era proprio questa disciplina: dare gli ordini per spostare armi e bagagli al seguito degli eserciti nelle campagne militari. Il suo nome deriva infatti da logos, in greco parola, ordine.

Dall’altra parte dell’oceano, parecchi secoli dopo, gli Incas avevano costruito dei depositi, sparpagliati nel loro impero sterminato, per riempirli di cibo (in prevalenza chuno, patate congelate e successivamente essiccate che, con questo trattamento, si conservavano per anni), indumenti, coperte, stoviglie, attrezzi agricoli, di modo che, in periodi di crisi, la popolazione (naturalmente sotto la sorveglianza degli onnipresenti funzionari imperiali) ne potesse usufruire. Di tutto questo bendidio ne approfittarono gli spagnoli nella loro fulminea conquista dell’impero del Sole.

Dato che la storia dovrebbe essere maestra di vita, da questi esempi possiamo trarre due insegnamenti: mettere le cose al posto giusto (imparando dagli Incas, e sperando che non arrivino gli spagnoli), e spostarle alla svelta dove servono (imparando da Giulio Cesare).

Iniziamo con l’affermare che gli oggetti di cui ci occupiamo sono gli articoli, e, inversamente, tutti gli oggetti di cui ci vogliamo occupare devono essere articoli.

Chi si è perso il post che li descrive, può rimediare collegandosi a questo link.

Le società che trattano oggetti fisici come principale fonte della loro attività, si dividono in aziende commerciali e aziende di produzione. Entrambe comprano e vendono articoli, le seconde, inoltre, ne utilizzano e ne producono.

Tutte quindi hanno la necessità di dirigere il traffico dei materiali senza creare un numero eccessivo di ingorghi.

  • Quando ci arriva qualcosa che abbiamo comperato o prodotto, dobbiamo decidere dove sistemarlo.
  • Quando invece ci serve qualcosa per utilizzarlo nel ciclo produttivo, oppure per spedirlo a un cliente che ce l’ha ordinato, dobbiamo invece decidere dove andarlo a reperire.

Per avventurarci in questi territori, dobbiamo avere sottomano una descrizione esauriente della situazione attuale dei nostri articoli, in particolare dobbiamo rispondere a queste domande:

Che cosa sono?

La risposta è immediata: gli articoli, l’abbiamo appena detto. Ma abbiamo visto che possiamo “specializzare” gli articoli, utilizzando altri oggetti in accoppiata con il loro codice: il lotto, l’esponente di modifica, la configurazione, o addirittura ridurre l’insieme ad un solo elemento, aggiungendo la matricola.

Nel post relativo al ciclo di lavorazione, ho introdotto il concetto di fase, che individua una lavorazione che subisce un articolo. Anche la fase può contribuire a specializzare l’oggetto che trattiamo. Se, ad esempio, per ottenere il telaio XYZ lo dobbiamo saldare (fase 10), smerigliare (fase 20) e verniciare (fase 30), l’articolo XYZ alla fase 20 individua un telaio saldato e smerigliato ma non ancora verniciato.

Quanti sono?

Anche qui la risposta è immediata: un numero che individua la loro giacenza: tre.

Ma tre cosa? Tre nell’unità di misura dell’articolo: tre metri, tre pezzi, tre molecole.

Naturalmente vi stupireste se le cose fossero così semplici. Vi accontento. In taluni casi la giacenza di un articolo può essere misurata in più unità di misura, tra loro non esattamente proporzionali. Un esempio “classico” è costituito da oggetti metallici (barre, lastre, spezzoni), che possono essere contati a pezzi e a peso. Uno dei due valori non è ricavabile dall’altro in quanto il peso di ogni elemento non è esattamente quello teorico, e vogliamo sapere quanto pesa, al grammo, quella partita di diciotto barre. In questo caso, ci servono due informazioni: un numero ed un’unità di misura.

Di chi sono?

Il proprietario di una quantità giacente potrebbe essere un cliente (che ci ha fatto avere un motore da riparare, oppure dei tavoli da lucidare), oppure un fornitore (che ci ha mandato in visione i suoi meravigliosi prodotti per convincerci a comperarli), oppure ancora una commessa (un codice che individua un progetto). Può darsi che abbiamo fatto gli acquisti apposta per la commessa ZZZ di un magnate russo esigentissimo, e quindi dobbiamo tener separata fisicamente queste quantità dalle altre dello stesso articolo, appartenenti a commesse di clienti meno impegnativi.

Dove sono?

Ed eccoci al punto più delicato. Potrebbe limitarci a dire: sono in azienda, oppure fuori (presso un cliente, a cui li abbiamo dati in prestito, oppure da un fornitore, a cui abbiamo spedito i telai da verniciare, oppure ancora ad una fiera o ad un’esposizione).

Ma se sono all’interno, e non vogliamo consumare qualche paio di scarpe ogni anno per andarli a cercare, dobbiamo suddividere l’azienda in porzioni più limitate per ridurre le nostre passeggiate.

Le suddivisioni possono essere le più varie. Ci limitiamo a descrivere quella realizzata nel nostro prodotto (Sme.UP ERP), confidenti nella sua efficacia, comprovata da un numero non esiguo di installazioni.

Il livello più alto di suddivisione è il plant (o magazzino), una delle sedi dell’azienda (in sostanza un numero civico). Questo livello è obbligatorio. Se un’azienda ha un solo plant lo si imposta automaticamente ogni volta che serve, e rimane nascosto all’utilizzatore.

All’interno del plant l’ulteriore suddivisione è l’area, che individua una porzione più limitata della superficie aziendale. Alcune aree di utilizzo comune sono l’area accettazione, l’area materie prime, l’area prodotti finiti e l’area di spedizione.

Come per il plant, anche l’area è una suddivisione obbligatoria. I più pigri si possono limitare a codificarne una sola: ma la pigrizia verrà scontata con le passeggiate per cercare il materiale in giro per l’azienda.

Se vogliamo essere più pignoli, il livello (facoltativo) più basso è l’ubicazione. La struttura “classica” di questa suddivisione è a tre livelli: corsia, piano e cella. Niente impedisce che si codifichino ubicazioni meno tradizionali (ad esempio le zone, all’interno dell’area di spedizione, in cui si porta il materiale per ogni vettore).

Come ulteriore elemento di suddivisione (alternativo all’ubicazione), possiamo utilizzare la risorsa. Abbiamo visto, nell’articolo dedicato ai cicli, che le risorse individuano un gruppo (le risorse principali), oppure una singola apparecchiatura (le risorse specifiche). Il gruppo di frese FR000, oppure la fresa FR001, per intenderci. Quando dico che ci sono 3 telai nella risorsa FR000 o FR001, intendo che sono localizzati rispettivamente nelle adiacenze del gruppo di frese o della singola fresa. Naturalmente sta a voi precisare in modo indubitabile che cosa intendete per “adiacenze”.

In che cosa sono?

Il materiale (naturalmente se il suo volume lo permette) viene spesso alloggiato in un contenitore (chiamato anche unità di movimentazione, cassetta, collo), per facilitarne il trasporto e l’individuazione. Il contenitore viene anch’esso codificato, in modo da poter rispondere, tra l’altro, a queste domande:

  • Che cosa c’è in un contenitore?
  • In che contenitori si trova un articolo?
  • Dov’è un contenitore?

Se è il caso, si collega un contenitore ad un altro (il collo-padre), potendo così descrivere la situazione in cui un bancale sostiene a sua volta altri contenitori.

L’utilizzo dei contenitori porta un contributo di ordine alla logistica fisica, da cui quella informatica, che qui stiamo trattando, non può che ereditare i benefici.

Ad esempio, quando si registra lo spostamento di un contenitore si ottiene automaticamente l’effetto di registrare lo spostamento degli articoli che contiene.

Ma per ora fermiamoci qui. Ho il sospetto di avervi propinato una dose sufficiente di concetti ed informazioni su cui potrete rimuginare ben bene.

Nel prossimo articolo vedremo come mettere tutto insieme per ottenere una descrizione esauriente della situazione dei materiali in azienda, condizione necessaria per realizzare una logistica informatica che non si vergogni troppo del nome che porta.

Per sapere come funziona il nostro software Logistica leggi il case history su Esprinet!

Per leggere la seconda parte dell’articolo sulla Logistica clicca qui.

Guido Galdini
Specialista Sme.UP ERP – smeup

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