Con l’Age Management si cerca di creare un equilibrio tra le diverse generazioni di un’azienda grazie all’adattamento delle attività prevista dai ruoli.

Quali vantaggi?

Dall’applicazione di best practice nella gestione dell’età le organizzazioni potranno:

  • adeguarsi meglio all’invecchiamento della forza lavoro;
  • contribuire al prolungamento della vita lavorativa di qualità;
  • promuovere le pari opportunità tra lavoratori di diverse fasce d’età.

La riuscita di politiche di Age Management quindi dipende anche dalla capacità dell’azienda di prevedere programmi per diverse fasce di età, analizzando la possibile presenza di conflitti di interesse generazionali.

Confrontiamo le capacità

Lieberum, Heppe e Schuler nel 2005 riconoscono l’esistenza di un cosiddetto paradigma del ciclo evolutivo delle competenze, che consta di tre distinte fasi della vita professionale di un lavoratore:

  • 15-30 anni;
  • 30-45 anni;
  • 45-65 anni.

Secondo alcuni studi, le persone più anziane perdono progressivamente alcune capacità lavorative ma dispongono anche di competenze non possedute nelle fasi precedenti. Questo modello quindi è vero che riconosce gli effetti negativi legati all’età, ma sottolinea anche i vantaggi associati all’esperienza.

I lavoratori più esperti generalmente dimostrano maggiore propensione alla disponibilità verso i colleghi, alla responsabilità e al rispetto della gerarchia. I lavoratori meno esperti invece vengono considerati preferibili agli anziani per l’attitudine all’innovazione, la familiarità con i sistemi informatici, la creatività e il lavoro in team.

Non perdere il prossimo articolo, dopo aver parlato di Age Management si parlerà di Work Ability!

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