Una pagina della sezione economica dell’edizione di La provincia di Lecco del 13 aprile relativa vede protagonista l’ambito della sicurezza informatica.

Da maggio l’Europa impone alle imprese di aumentare gli investimenti per la Cyber Security.  Api e Gruppo Sme.UP propongono un seminario sui rischi e la protezione

Quella degli attacchi informatici è un’emergenza sempre più sentita anche dalle pmi locali, che a brevissimo dovranno comunque aumentare gli investimenti in sicurezza informatica visto che a imporlo è il nuovo regolamento europeo per la protezione dei dati (Gdpr) che entrerà in vigore il 25 maggio.

Il termine per le procedure

È questo il termine entro cui le imprese dovranno dotarsi di specifiche procedure e anche di sistemi per monitorare i rischi di intrusioni informatiche. Secondo l’ultimo report di Clusit (l’associazione italiana per la sicurezza informatica) i cyberattacchi l’anno scorso sono costati alle aziende italiane quasi un miliardo di euro. Inoltre l’Italia è nella top-ten internazionale dei Paesi più colpiti dal furto di dati informatici. I danni subiti uniti agli obblighi di legge spingono anche le associazioni d’impresa a mettere in campo iniziative per preparare le proprie imprese a migliorare le difese contro i cyberattacchi (e cyber-ricatti, visto che dopo il furto scatta la richiesta di pagamento in bitcoin per riavere accesso ai propri sistemi).

In proposito Api Lecco organizza per il pomeriggio del 19 aprile il seminario dal titolo “Cybersecurity-semplici ricette per la sicurezza informatica della tua azienda”, in collaborazione con Nanosoft e Gruppo Sme.Up. Durante l’incontro, di carattere tecnico, verranno illustrati da esperti in materia quali sono i nuovi attacchi informatici, anche nei reparti produttivi delle aziende, e come prevenirli. «Il cybercrime – sottolinea in una nota il presidente di Api Lecco, Luigi Sabadini – è uno degli argomenti più trattati dalla stampa e anche le piccole e medie imprese stanno cercando informazioni su come proteggersi dagli attacchi informatici che, in alcuni casi, sono arrivati a bloccare l’attività svolta sui computer, procurando di conseguenza numerosi intoppi nella produzione.La sicurezza informatica non è solo un problema tecnico – aggiunge Sabadini – ma anche di business. Un attacco informatico rischia infatti di ledere la continuità operativa dell’intera organizzazione comportando gravi impatti sulla credibilità e sulla reputazione dell’azienda. Si rende pertanto necessaria una strategia non solo di difesa ma anche di prevenzione dalle attività degli hacker, soprattutto prendendo piena consapevolezza delle problematiche che potrebbero interessare anche gli account aziendali o i dispositivi mobili utilizzati all’interno dell’azienda».

Standard di sicurezza

Alle imprese sarà dunque spiegato come migliorare i propri standard di sicurezza informatica in un quadro nazionale in cui, secondo una recente analisi di Microsoft, solo il 3% delle aziende è in regola. A frenarle c’è spesso la difficoltà di dover superare sfide tecnologiche, formative e organizzative evidentemente ritenute onerose. Ma ora bisognerà farlo, come hanno capito le imprese manifatturiere e dei servizi che (rispettivamente nel 52% e nel 60% dei casi) hanno da poco avviato piani per la gestione dei dati. A farsi trovare pronte dalla nuova normativa sono invece il 10% delle imprese finanziarie e l’8% della pubblica amministrazione.

«Le aziende cambino culturaVitale proteggere i dati»  – Dario Vemagi, esperto in sicurezza informatica

Aziende spaventate dai rischi degli attacchi del cyber crimine, «ma non determinate nel mettere in atto tutto quel che serve per proteggersi». A dirlo è Dario Vemagi, Ceo di Nanosoft (Gruppo Sme.Up), che il 19 aprile sarà presente al seminario sulla sicurezza informatica di Api Lecco. «Oggi – dice – la complessità delle modalità di attacco informatico richiede complessità nella protezione dei dati». Serve dunque una miglior difesa, perché «le aziende generano valore anche e soprattutto attraverso l’informatica. Perciò oggi le imprese devono reagire aumentando la cultura e la sensibilità interna, evolvendo i loro processi e facendosi aiutare, per evitare che eventi esterni possano fermare il business». Un’azienda che viene privata di tutti i suoi dati e non è in grado di recuperarli rapidamente non può esigere pagamenti, emettere documenti, svolgere il proprio business. «Una pmi che non riesce a lavorare per tre settimane – sottolinea Vemagi – pregiudica gravemente il proprio futuro».

La tecnologia è solo una parte di risposta, la cultura «è sicuramente un’arma, ma è una strada che le aziende – conclude l’esperto – faticano a intraprendere in quanto la sicurezza non fa parte del loro core business, non è un vantaggio competitivo, non fa rendere di più. La sicurezza è un processo, paragonabile al fatto di chiudere la porta a chiave quando si esce di casa. La qualità della chiave viene di conseguenza».

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