Business Focus - Economia

 

Essere imprenditore o manager oggi significa saper leggere non solo gli indicatori dell’economia ma anche i segnali più o meno forti che arrivano dal mondo della politica, delle relazioni internazionali e del commercio a livello globale. Certo oggi non pare che le ragioni per essere ottimisti prevalgano. Tuttavia è bene razionalizzare l’analisi degli indicatori sia quantitativi che qualitativi. 
La sintesi finale, infatti, può risultarne di molto arricchita e spesso contraria rispetto a quello che dicono i titoli dei giornali. La nostra tesi è che l’Italia e l’economia mondiale si stiano avviando verso una fase di ripresa che è confermata da molti indicatori, ma che questo cammino sia e sarà molto più complesso delle nostre aspirazioni. Cominciamo in questo articolo dai dati italiani. 

 
Lo spread sui tassi di interesse internazionali

E’ certo che lo Spread tra i rendimenti dei BTP decennali italiani e quelli tedeschi, quando scende, produca effetti positivi. Oggi tende a restare al di sotto o attorno ai 150 punti e questo significa concretamente un risparmio di svariati miliardi all’anno di spesa pubblica rispetto al massimo di 575 punti toccato nel 2011. Peraltro il valore dello spread è in fase discesista da ormai due anni abbondanti e la fase attuale è da vedersi più negativa che positiva in quanto la volatilità dell’indicatore è aumentata dallo scorso maggio, cioè da quando i segnali dell’economia si sono fatti in qualche modo contraddittori. Quindi non è vero che la situazione contingente dello spread sia così positiva, quello che lo spread ci dice oggi è che le cose continuano ad andare bene ma aumenta l’incertezza e la possibilità di fare due passi avanti ed uno indietro.

La fiducia delle imprese

Questo indicatore apparentemente è peggiorato ad Agosto 2014, anzi è peggiorato di certo perché l’indice rileva questo. Tuttavia il dato di Agosto, se si esclude il picco di Marzo 2014 a 89.4 e il dato quasi eccezionale di Luglio a 90.8, rimane il più alto valore da Giugno 2011. Quindi la fiducia delle imprese è ai massimi da tre anni, nonostante la correzione del mese in corso. Vi è da considerare che la fiducia delle imprese, benchè sia un dato che riguarda il breve periodo, proietta in ogni caso una aspettativa circa una realtà futura che non si realizzerà prima dei tre mesi e che quindi può anche avere luogo al termine di un periodo di balbettamenti dell’economia o di crescita zero.

La fiducia delle imprese - Agosto 2014

L’inflazione e i tassi di interesse domestici

L’inflazione e i tassi di interesse reali sono essi pure dominati da trend di lungo periodo che spingono entrambi al ribasso ormai dalla fine degli anni ’80, con fenomeni di rimbalzo come quello del 2011 che tuttavia ad oggi è stato completamente assorbito. Oggi le banche centrali che stanno muovendo il tasso di interesse a livello mondiale sono pochissime e l’inflazione spaventa al contrario. Così come qualcuno dice che i tassi di interesse bassi sono il vero male dell’economia. Bassi tassi di interesse possono le aziende ad investire ma in un contesto di quasi deflazione, che spingerebbe in una spirale negativa autoalimentantesi, e di scarsa disponibilità delle banche al credito i bassi tassi di interesse sono più un sintomo del malessere che la medicina per superarlo.  Se tuttavia associamo questo fenomeno alla fiducia delle imprese, in contrazione ma pur sempre alta, e alla decisione annunciata dalla BCE di far partire prestiti alle banche condizionati ad aumentare il credito alle imprese, se ne deduce che si stanno per creare le condizioni per tornare ad una politica di investimenti da parte dell’industria.

Per ora la produzione industriale ha smesso di scendere costantemente ed alterna praticamente una misura positiva ad una negativa. Altri macro-indicatori invece sono in regressione per la conseguenza di quanto detto sopra, in particolare il PIL e i consumi continuano a dare segni di debolezza. In particolare gli indicatori del commercio al consumo sono negativi attraverso tutti i comparti, alimentari inclusi se misuriamo le variazioni ad un anno. Così pure si registrano solo diminuzioni sia che si consideri il canale delle piccole superfici sia che si abbia riguardo alla grande distribuzione.  Il dato di Giugno, dunque, a cui si riferiscono queste notizie non pare avere incorporato benefici dalle prime misure del governo. 


Ma quali sono allora le ragioni per restare ottimisti?
L’Italia è tecnicamente in recessione ed il secondo semestre del 2014 (-0,2%) si è chiuso peggio del primo (-0,1%). L’ottimismo è quindi destinato a restare un’opinione ma all’interno di un quadro abbastanza preciso. 

In un contesto nel quale le imprese italiane hanno imparato da tempo ad essere protagoniste all’estero (il saldo della bilancia dei pagamenti del mese di Giugno 2014 è fortemente più positivo di quello di un anno fa, attestandosi a 3,05 miliardi contro i 2,75 di giugno 2013, mentre se si misura sui dodici mesi che terminano a giugno 2014 il miglioramento è ancora più netto), pare che la classe politica sia determinata da affrontare nodi che nel nostro Paese non sono praticamente mai cambiati. Detto che il grande punto interrogativo rimane l’andamento della spesa pubblica ed il quadro di sostenibilità di eventuali manovre al rialzo di alcune componenti di detta spesa come il costo del lavoro dipendente, il cui incremento pare una delle ricette che Draghi indica per uscire dalla crisi, non è possibile non notare che si stanno preparando una serie di interventi fortemente orientati a cambiare il paese e a fornire impulsi diretti o indiretti all’economia.

Le privatizzazioni sia dei grandi giganti dell’economia come Eni ed Enel sia delle municipalizzate riprenderanno presto, il decreto Sblocca Italia pare solo la prima mossa nella direzione di migliorare le carenti infrastrutture del nostro paese mentre la riforma dello Stato e della PA cominciano a semplificare anche se timidamente l’organizzazione pubblica. La scuola prepara oltre 100mila assunzioni (ricordiamo il dubbio sulla sostenibilità dell’aumento della spesa per dipendenti dello Stato di cui sopra…) e la riforma della Giustizia Civile pare sia sul binario di partenza.
Per quanto si voglia essere scettici (e c’è chi è estremamente scettico sul nostro paese…) e per quanto credito si possa dare ai rimbalzi negativi degli indici, non è frequente che in Italia si facciano o si preparino interventi così numerosi destinati almeno nelle intenzioni ad incidere sull’economia. E non è frequente che le forze politiche e sociali esprimano una governabilità sufficiente a garantirne il compimento. Sul compimento effettivo e sull’efficacia è corretto riservarsi qualche perplessità e oltre a ciò non è questa la sede di una valutazione politica ma la Borsa, ad esempio, pare orientata a dare ancora fiducia al nostro Paese…

Published On: Settembre 17th, 2014 / Categories: News da smeup /

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