Protagonista dell’intervista di oggi è Gabriele Grimoldi, Consulente Applicativo del Gruppo Sme.UP, che racconta come ha vissuto il repentino cambiamento della vita lavorativa alla modalità dello smart working e ne evidenzia pregi e mancanze.

Come hai vissuto questo periodo di smart working? 

Secondo me è stata un’esperienza positiva soprattutto perché i tempi morti si riducono, per cui si riesce a svolgere più attività contemporaneamente. Ad esempio oggi abbiamo fatto diverse conference call con dei clienti, ma per un incontro di un’ora fisicamente presso il cliente, in condizioni normali avremmo impiegato quasi mezza giornata a causa degli spostamenti. 

Lo smart working è veramente una modalità di lavoro efficiente?

Lo smart working consente sicuramente di ottimizzare i tempi e riuscire ad agire su più fronti, più attività, quindi io l’ho vissuta in maniera assolutamente positiva. Poi se c’è la necessità di verifiche con i colleghi o con i clienti è comunque possibile riuscire ad avere un confronto esaustivo anche via conference call, anche se manca, sicuramente, il rapporto fisico con colleghi e clienti, ma dal punto di vista lavorativo e di efficienza lo smart working è secondo me una modalità lavorativa positiva. 

Obiettivamente non ci sono molte attività, nel nostro lavoro, che non possano essere svolte da remoto, a parte quelle fisiche come ad esempio lavorare sulle reti, che però nel nostro settore sono comunque poche. Ma per il resto anche la partenza di applicazioni presso i clienti, se organizzata e strutturata bene, è gestibile bene anche da remoto. Anche perché questo consente la collaborazione in contemporanea di più persone, è quindi una modalità funzionale anche in questo campo. 

Dal punto di vista dei clienti cos’è cambiato? Siamo riusciti a garantire supporto? 

Le esigenze del cliente sono rimaste più o meno le stesse e siamo stati in grado in questo periodo di fornire loro l’assistenza di cui hanno avuto bisogno, anzi hanno scoperto che effettivamente molte modalità di lavoro con questo tipo di metodologia  sono più efficaci, poi dipende molto anche dalla situazione tecnologica dal cliente ovviamente. In alcuni casi a livello territoriale la rete presenta alcuni problemi e questo sicuramente può rappresentare un ostacolo per le realtà aziendali che vi si trovano. 

Il remoto sostituisce quindi le relazioni fisiche?

Abbiamo capito che recarsi fisicamente dal cliente non è sempre indispensabile, anche se l’aspetto fisico, empatico, mantiene sempre la propria importanza e non potrà essere sostituito. È possibile però riorganizzare le attività e bilanciare l’interazione fisica con quella da remoto per lavorare in maniera più efficiente, questo si.
Rientrando nella normalità, la relazione fisica presso il cliente verrà ristabilita, nel senso che ci sono attività, momenti di confronto che è meglio svolgere di persona.

Come pensi che sarà la situazione quando potremo tornare fisicamente in ufficio?

Secondo me, anche per come abbiamo sperimentato il lavoro agile in questo periodo, le nostre abitudini lavorative cambieranno. Nel senso che questa situazione ci ha portati avanti come esperienze e modalità di almeno 3-4 anni. Ci siamo trovati improvvisamente a una situazione lavorativa che avremmo raggiunto appunto in almeno 3 anni. Abbiamo capito che certe modalità sono possibili e anche con i colleghi stiamo cercando di cambiare proprio la metodologia con cui lavoriamo, anche per poter distribuire meglio il lavoro, essere meno dipendenti dalle situazioni fisiche. Inoltre, per alcuni progetti siamo riusciti a coinvolgere più persone, che hanno dedicato comunque un tempo ragionevole, cosa che invece dovendo recarsi fisicamente presso il cliente sarebbe stata poco funzionale perché le ore perse con la trasferta sarebbero state molte. 

Questa metodologia ha risvolti positivi in quanto le trasferte implicano perdite di tempo, con rischio sulla sicurezza personale ed incremento dell’inquinamento. Certo tutto questo è possibile grazie al livello di avanzamento tecnologico che abbiamo oggi. Se questa situazione si fosse verificata una decina d’anni fa, avremmo sicuramente avuto dei problemi nell’attuazione del lavoro da remoto. Quindi in questo senso la tecnologia ha svolto un ruolo fondamentale. Il mondo che c’era a gennaio, forse non tornerà più, anche perché siamo sempre propensi ad andare avanti, per cui è difficile che si torni alle abitudini lavorative di prima. 

 

Published On: Maggio 17th, 2019 / Categories: News da smeup / Tags: , , /

Naviga per categoria:

Seleziona una categoria d’interesse dal nostro magazine